Ci sono malattie che pregiudicano le relazioni sociali, chiudendo in un angolo chi ne è affetto. La ragione a volte è da ricercare nel tabù legato alle vie di trasmissione e nella paura di essere a rischio di contagio. A volte sarebbe sufficiente avere accesso ad informazioni corrette e complete per non cadere nel vortice della discriminazione. È il caso dell’epatite C, un’infezione trasmessa dal virus HCV scoperta solo nel 1989, associata il più delle volte a comportamenti sconvenienti come il consumo di alcol e droghe o i rapporti sessuali promiscui. Ma sono davvero solo questi i fattori di rischio e le modalità di trasmissione del virus, evitate le quali siamo tutti al sicuro? Considerando che l’unica via di trasmissione del virus è il contatto diretto con sangue infetto1 e che la scoperta del virus è recente, così come il test per la sua individuazione, le persone a rischio di esposizione sono anche gli emodializzati, chi si è sottoposto a trasfusioni di sangue o interventi chirurgici prima degli anni ’90, gli emofilici che abbiano ricevuto emoderivati prima degli anni ’90, i bambini nati da madri positive agli anticorpi contro il virus HCV, tutti coloro che si sono sottoposti e si sottopongono a procedure invasive (es. tatuaggi o cure odontoiatriche) in ambienti a basso standard di sterilizzazione2,3,4. Individuati i fattori di rischio e le persone a rischio di infezione ed esposizione al virus (http://www.unamalattiaconlac.it/prevenzione-epatite-c/come-si-prende-epatite-c-fattori-rischio-contagio/), facciamo un po’ di chiarezza su quali comportamenti quotidiani vanno messi in atto per evitare l’infezione e quali sono gli errori, spesso dettati dalla paura, che condizionano le relazioni con una persona che ha contratto il virus, in famiglia e tra gli amici così come al lavoro. Essendo il contatto diretto con il sangue infetto l’unica modalità di trasmissione del virus5, una delle cose da evitare è quella di scambiare oggetti igienici personali – come lamette, spazzolini da denti, forbicine, pinzette – con altre persone, soprattutto con coloro di cui non conosciamo lo stato di salute. Nel vivere quotidiano, la situazione più comune che può capitare è di avere un amico che ha contratto il virus; ci domandiamo, cosa fare se lo ospitiamo a casa nostra? Posate e stoviglie usa e getta? Asciugamani separati? Non esageriamo! L’epatite C non può essere contratta attraverso:
- cibo e bevande
- abiti e biancheria
- vicinanza fisica o contatto con una persona infetta ad esempio con un abbraccio o una stretta di mano
- un bacio
- un colpo di tosse o uno starnuto
- l’utilizzo della stessa toilette, piscina, sauna, palestra
- bicchieri, posate e altre stoviglie
- l’aria di un ambiente condiviso con una persona malata
- gli oggetti in generale esclusi quelli per l’igiene personale
- rapporti sessuali protetti
Non vi è alcuna ragione, quindi, per evitare un amico con l’epatite C; l’unica attenzione deve essere mantenuta sul contatto diretto con il sangue infetto.